Palazzolo, Spinelli a GS.it: “Questa è una famiglia. Vincere non è mai facile. Laneri a Siracusa…“

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Dal Siracusa al Palazzolo, un percorso che hanno fatto in tanti

Dal Siracusa al Palazzolo, un percorso che hanno fatto in tanti negli ultimi anni. Non ultimo, nè per tempi nè per importanza, il mediano argentino Fernando Spinelli. Col centrocampista, un lusso per la categoria, Goalsicilia.it ha misurato le ambizioni dei gialloverdi. 

In estate hai sposato il progetto Palazzolo.

“Qui mi trovo bene, si è ricreata una famiglia, ci sono tanti ragazzi con cui siamo stati bene a Siracusa e abbiamo deciso di prendere questa direzione più che altro perché crediamo nel valore dell’unione e del gruppo, per noi è fondamentale”.

Cosa ti ha convinto a scendere di categoria?

“Continuare con una proprietà con cui c’è una fiducia reciproca e con dei colleghi che umanamente mi fanno stare bene ha fatto la differenza nella mia decisione. Non è semplice e scontato scendere di categoria ma condividere questa avventura con persone che stimo mi ha aiutato”.

Dopo tanti anni di Serie C, come hai trovato l’Eccellenza?

“Ci sono dei parametri diversi, difficoltà e campi diversi. Ovviamente la differenza c’è e c’è da adattarsi per non ci si nasconde e la si affronta”.

L’obiettivo dichiarato è quello però di andare subito in Serie D…

“L’abbiamo detto più volte, vogliamo fare qualcosa di importante. Vincere non è però scontato e non è mai facile. Servono degli ingredienti unici, non voglio neanche nominare quello che è il nostro obiettivo”.

Domenica contro il Biancavilla arriva il primo match point dell’anno…

“Non è una partita decisiva, ancora non è finito neanche il girone di andata. Sicuramente è uno scontro diretto, partita bella che può dare dei segnali ma non decide niente. Finché non c’è la matematica non diremo mai di aver vinto. Loro sono una squadra forte, hanno l’ambizione di vincere come noi”.

Cosa prova un calciatore nel giocare in una piazza in cui non c’è un grande seguito dal punto di vista del tifo?

“Non è facile: avere il seguito e il calore di un pubblico è importante e ti dà una mano. Non averlo non è bello, devi cercare le motivazioni in modo diverso”.

Però d’altra parte non avete pressioni…

“Abbiamo una pressione diversa: per una squadra che dichiara di voler vincere poi non è facile. La strategia degli altri è quella di non dire niente, così se va male, nessuno può dir nulla invece così…”.

Come ti spieghi i problemi del Siracusa in questo avvio di campionato?

“Non sono all’interno dello spogliatoio quindi non posso sapere cosa realmente sta succedendo. La spiegazione che mi posso dare è però che hanno avuto qualche problemino perché hanno cambiato tanto. Il fatto però che rimettono il tutto nelle mani di Laneri è fondamentale: il direttore è uno dei migliori della categoria, conosce la piazza come nessuno, una persona che ha vinto tanto e a cui sono molto legato. Questo è un passo intelligente della dirigenza, sono sicuro che Laneri nella finestra di mercato sistemerà la situazione”.

Tu hai giocato anche a Trapani…

“Io ormai sono molto identificato col Siracusa, so che è un derby e c’è rivalità…Io però ho vinto un campionato storico a Trapani che ha portato la squadra per la prima volta nella storia in Serie B, un anno bello dove è nato anche mio figlio quindi ho un grande ricordo. Piazza molto bella, simile in alcune cose a Siracusa, gente che fa calcio in modo serio”.

Quello che è successo prima della finale Libertadores tra River e Boca non è un grande biglietto da visita per la tua Argentina…

“Sapevo già da prima che sarebbe successo questo, appena ho visto chi erano le finaliste, mi sono preoccupato. Purtroppo conosco la nostra realtà e non siamo preparati per un evento del genere. Per noi quella partita là è questione di vita o di morte e questa storia ha rispecchiato i problemi sociali e culturali che ci sono al momento in argentina. Non abbiamo fatto una bella figura: è uno dei derby più belli al mondo, una partita di calcio deve essere una festa, lì si va oltre con la gente che rischia la vita”.

Per chi tifi delle due?

“In realtà tifo per l’Inter, ma tra le due preferisco il Boca anche se ho giocato nel River”.