Ott Vale a GS.it: “Cresciuto con Zeman e Verratti, devo tanto a mister Pagana. Grazie Troina, futuro a Siracusa…”

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È uno di quei calciatori che ogni allenatore vorrebbe avere, carisma dentro e fuori dal campo a

È uno di quei calciatori che ogni allenatore vorrebbe avere, carisma dentro e fuori dal campo a disposizione della squadra. Ci riferiamo a Facundo Ott Vale, centrocampista argentino classe 1993, ex Troina probabilmente a breve al Siracusa, che pur essendo giovane ha vissuto due o tre vite di una persona “normale”. Con lui abbiamo fatto una piacevole chiacchierata, queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Facundo partiamo dalla tua storia, quando hai iniziato a giocare a calcio?

“Ho mosso i primi passi nel settore giovanile del Boca Juniors dai 5 ai 14 anni, poi sono passato al Tigre e sono venuti a vedermi alcuni osservatori del Genoa portandomi in Italia. Avevo più o meno 15 anni e ho fatto tutto il ritiro con la Primavera rossoblù, poi ci sono stati problemi col tesseramento e sono andato via. Ho giocato mezza stagione con il Palestrina, ottenendo la promozione in Serie D e da qui mi hanno venduto al Pescara”.

Che Pescara era?

“Quello di Zeman, con in squadra gente come Verratti, Insigne, Immobile. Il mister mi ha detto che mi avrebbe convocato per la prima partita ufficiale ma c’erano ancora problemi con i documenti. Così ho deciso di tornare in Argentina e ho aperto un locale con alcuni amici”.

Poi è arrivato il Troina…

“Beh sì, sono stato fermo quattro anni ed è arrivata la chiamata del mister Pagana e del direttore Dell’Arte per tornare a giocare in Italia. Erano andati a vedere uno stage di giocatori a Roma, c’era il mio vecchio presidente del Palestrina che gli ha detto che per vincere dovevano convincermi a tornare a giocare (ride, ndr). Ero indeciso, avevo deciso di smettere e stavo facendo un’altra vita ma il mister mi ha convinto”.

Non sei arrivato da solo in Sicilia…

“Ho detto alla società che se volevano vincere dovevano prendere alcuni miei amici come Melillo, Del Col, Lautaro e dopo anche Vazquez. Loro mi hanno dato fiducia e sono arrivate due promozioni di seguito. Perché per me, anche se in C è andata la Vibonese, anche noi siamo stati promossi sul campo”.

Sei stato in Russia fino a qualche giorno fa…

“Adoro viaggiare. L’anno scorso sono stato in Senegal con Talla Souarè, quest’anno ho deciso di andare a vedere l’Argentina al Mondiale. Dovevo stare due giorni, ma sono rimasto quasi un mese (ride, ndr)”.

L’Argentina ha abbastanza deluso…

“Sì, ma sulla carta molti singoli sono forti, da Messi a tanti altri. Solo che non c’è un’organizzazione, giocano tutti in campionati sparsi per il mondo e quindi lavorano poco insieme. Poi sinceramente a me Sampaoli non piace”.

Dopo la Russia torni in Argentina o qui?

“Io in Italia sto bene, preferisco stare qui”.

Dove…

“Credo di seguire il patron Alì e mister Pagana,. Se oggi sono qui è grazie a loro, visto che avevo smesso, quindi gli devo tanto”.

Probabilmente quindi giocherai nel Siracusa, insieme a te altri tuoi ex compagni…

“Sarebbe bello, lo spero. Ovviamente deve decidere la società in primis e ognuno di loro poi. Sinceramente però credo che sarà così (ride, ndr)”.

Melillo sarà un avversario con la sua Vibonese…

“A lui voglio un bene assurdo. Abbiamo vissuto quattro anni in Argentina nello stesso quartiere oltre al periodo qui, Ezequiel è un amico ma ho grande affetto anche per la sua famiglia. Forse saremo avversari ma gli auguro il meglio”.

Parliamo di te: che musica ascolti?

“Mi piace il reggae, la musica elettronica ma soprattutto il rock. Tipo Red Hot Chili Peppers, Metallica e un gruppo argentino che ascoltavo sempre proprio con Melillo che si chiama Los Redonditos de Ricota”.

Chi è il tuo idolo?

“Sinceramente non ho idoli per la vita. A Pescara ho studiato e imparato tanto da Verratti, personalità e tecnica. Poi il mio connazionale Juan Riquelme era fortissimo”.

Tu che giocatore sei?

“Sono un centrocampista che sa fare entrambe le fasi, sia quella difensiva che offensiva. Il mio punto di forza è il temperamento, che a volte mi gioca contro, ma sono nato così anche se con l’età mi controllo sempre di più. Nella vita mi è capitato spesso di aiutare gli amici quando posso, cerco di fare lo stesso sul campo e nello spogliatoio. Carisma e grinta al servizio della squadra, detto ‘all’argentina’ sono il classico Volante”.

A marzo sei stato espulso durante un match e squalificato, con troppa fiscalità, per sei mesi…

“Mi è dispiaciuto tanto non aver potuto dare una mano al Troina e ai miei compagni nell’ultimo scorcio di campionato. Quando mi hanno detto il provvedimento del Giudice Sportivo mi veniva quasi da piangere, non ho fatto una cosa così grave”.

Ma che è successo?

“Non sono un santo, c’è stata una diciamo aggressione verbale e nulla di più. Immagina a qualcosa di simile a quello che è successo contro il Real a Buffon. Stavamo perdendo 2-0 in casa, loro perdevano continuamente tempo buttandosi a terra e sono andato da un avversario per farlo alzare. Ero diffidato e l’arbitro mi ha subito ammonito, ho esagerato prendendogli la mano chiedendo per favore di non ammonirmi, invece dall’altra tasca ha uscito il rosso e mi ha espulso. Stop, nient’altro, sei mesi mi sono sembrati eccessivi. Va bene così, il tempo è passato e la vita dà sempre la possibilità di rialzarsi”.

Hai tatuaggi?

“Ho una faccia su una gamba, si dice sia la “Faccia bella della morte”, una roba tipica messicana. Poi ho il nome di mia mamma, uno smile su un dito. Cose che ho fatto quando ero ragazzino”.

So che in Argentina non vivevi in un posto tranquillissimo…

“Stavo in un quartiere di Buenos Aires davvero pericoloso. Sono sincero, là è meglio evitare di uscire la sera a meno che non ti conoscono e quindi stai bene o male tranquillo. In Italia ho trovato gente super accogliente, mi hanno sempre trattato come penso debba essere, con rispetto e calore. Per me ormai l’Italia è casa mia, il cuore è argentino ma mi sento molto italiano”.

Facundo parli come se avessi 40 anni, ne hai sicuro 25?

“Sì sì giuro, ne ho 25 (ride, ndr). Ho solo vissuto tante cose e che mi hanno portato a crescere presto”.

Ultima curiosità: tutti gli argentini hanno un soprannome, il tuo qual è?

“Mi chiamano tutti ‘Chapu’, significa ‘più di pazzo’ (ride, ndr). Me lo ha messo mia mamma quando ero bambino e mi è rimasto. Tante persone non sanno neanche che mi chiamo Facundo, sanno solo Chapu (ride, ndr)”.

Sulla maglia ti farai scrivere Chapu?

“Se me lo consentono perché no? Scherzi a parte, scriverò Ott Vale perché Ott è il cognome di mio papà, di origine tedesca, e Vale è il cognome di mia mamma, di origine spagnola”.    

Vuoi aggiungere qualcosa?

“Voglio mandare un grande abbraccio alla città di Troina, mi rimarrà nel cuore per sempre. La gente troinese è meravigliosa, sono stato benissimo là. Un grande grazie a tutti loro”.