Olimpiadi, pugilato: dubbi gender sulla pugile algerina, un caso il match con la Carini
PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – Di solito, le polemiche nella boxe scoppiano al termine dei match a causa di verdetti discutibili o decisioni arbitrali contestate.
Questa volta, però, il polverone si solleva prima dell’inizio delle gare. Imane Khelif, pugile algerina che sfiderà Angela Carini nel primo turno del torneo olimpico di boxe nella categoria -66 kg, è alla sua seconda partecipazione ai Giochi. Il suo nome è salito alla ribalta ai Mondiali di Nuova Delhi dello scorso anno: a poche ore dalla finale per l’oro contro la cinese Yang Liu, fu squalificata perché i suoi livelli di testosterone superavano la soglia consentita. All’epoca, la 25enne di Tiaret, nominata ambasciatrice Unicef per l’Algeria per la lotta all’obesità, gridò al complotto. Il presidente della Federazione internazionale di boxe, Kremlev, raccontò poi di casi di atlete con cromosomi XY. Tuttavia, ai Giochi di Parigi, la boxe è sotto l’egida del CIO, i cui standard sono diversi. Il massimo organismo dello sport mondiale ha infatti confermato la partecipazione di Khelif alle Olimpiadi, ricordando che ha già gareggiato in diverse competizioni femminili, inclusi i Giochi di Tokyo.
“Tutti gli atleti che partecipano ai tornei di boxe di Parigi soddisfano le norme sull’eleggibilità e sulla partecipazione alle competizioni, così come tutte le normative mediche applicabili”, hanno ribadito da Losanna nei giorni scorsi. Il portavoce del CIO, Mark Adams, ha sottolineato che “le nostre regole si basano su quelle del 2016, valide anche per Tokyo. Sono criteri di idoneità applicati alla lettera. Sono atlete completamente idonee, compare anche nel loro passaporto. Stigmatizzare non aiuta: abbiamo tutti la responsabilità di cercare di far scendere i toni della discussione”.
Oltre a Khelif, è iscritta anche la taiwanese Lin Yu-Ting, che è stata privata del bronzo ai Mondiali del marzo 2023 per non aver superato il gender test. Tuttavia, le critiche non mancano. Nei giorni scorsi, l’ex campione del mondo Barry McGuigan ha definito “scioccante che sia permesso loro di gareggiare, che sta succedendo?”. Dopo la squalifica di Khelif a Nuova Delhi, una delle rivali, la messicana Brianda Tamara Cruz Sandoval, ha raccontato della pesantezza dei colpi ricevuti: “Mai in 13 anni di carriera mi era capitato qualcosa del genere, nemmeno allenandomi con gli uomini”.
Anche in Italia ci sono reazioni critiche. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha dichiarato che è “poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa Europei, Mondiali e Olimpiadi. Si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato: “Un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici… È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?”. Federico Mollicone, presidente della Commissione dello Sport della Camera e responsabile Nazionale cultura e innovazione di Fratelli d’Italia, ha affermato che “scelte come questa falsano la competizione, bruciano anni di sacrifici e mettono a rischio la salute delle atlete”.
Il Coni, senza fare riferimenti espliciti, ha dichiarato di essersi attivato col CIO “affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. Flavio D’Ambrosi, presidente della Federboxe, ha aggiunto: “Carini non l’ho ancora sentita ma non è preoccupata, deve fare il suo match e vedremo. È un caso particolare e credo che vada allineato al rispetto dei valori e delle regole della Carta Olimpica”.