Adrano, la furia dell’ex ds Manganaro a GS.it: ‘’Tutto finito, io col calcio ho chiuso. La Federazione…’’
“Ad Adrano è tutto finito, inutile e impossibile continuare in questa situazione”. Esordisce
“Ad Adrano è tutto finito, inutile e impossibile continuare in questa situazione”. Esordisce così l’ex direttore sportivo dell’Adrano, Massimo Manganaro, che ha rassegnato le sue dimissioni dall’incarico di dirigente biancazzurro in seguito alle delusioni accumulate in questi mesi. Queste le sue parole a Goalsicilia.it.
Come mai non sussistono più le condizioni per cercare di salvare questa squadra?
“Avevo sistemato tutto, c’erano due persone che avevano fatto ripartire la macchina ed eravamo andati anche ad Avola per giocare due domeniche fa. Nei giorni scorsi però è arrivata una raccomandata del Comune che chiedeva dei soldi, poco più di mille euro, perché c’erano degli arretrati che la vecchia dirigenza non aveva intenzione di pagare”.
Da qui la decisione di dimettersi…
“La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi sono molto infastidito. Da dicembre sono qui e il Comune è stato latitante. A loro spettano i soldi, com’è giusto che sia, però non possono farsi sotto adesso, dopo quattro mesi. Anche perché quando li avevamo chiamati a dicembre, perché mancava il gasolio o la luce, abbiamo dovuto fare cento telefonate e non ci siamo neanche potuti allenare”.
Come mai questa raccomandata proprio adesso?
“Sicuramente perché c’è qualche personaggio con buone intenzioni e buona volontà che vorrebbe andare avanti col calcio qui. Il Comune dovrebbe darci una mano, invece così ci ha affossato. Anche perché così vengono a mancare dei soldi nel budget che sarebbero stati destinati ai rimborsi dei ragazzi”.
Quindi stavate programmando il futuro con i vostri ragazzi?
“Avevo chiamato tutti i calciatori per formalizzare gli accordi nuovi da qui a fine stagione. Per salvaguardare loro e il mister, ma a questo punto, ho desistito. Anche perché reputo che non ci siano più le condizioni. Non permetto a nessuno di farmi passare per buffone, anche perché già me ne hanno dette di cotte e di crude. Avevo già convocato dei giocatori come Tabascio e Gallo per ratificare gli accordi. Insomma, stavamo ripartendo…”.
Mi pare di capire che i rapporti con il Comune dunque non erano dei migliori…
“Ho cercato di avere un contatto, ma non ho avuto nessun tipo di interlocutore. Ho parlato con un signore, di cui non ricordo il nome, che era un sottoposto dell’assessore. Proprio l’assessore non mi ha mai risposto al telefono. Questa situazione sarà probabilmente stata fomentata da qualche altra persona, sono amareggiato e mi dispiace soprattutto per i ragazzi“.
Dalle sue parole, comunque, percepisco molta delusione…
“Non mi va di parlare di quello che ho subìto, per rispetto dei ragazzi. Posso soltanto dire che sono molto amareggiato. Sono l’ultima ruota del carro, ma sono anche un tesserato Adise (Associazione Direttori e segretari sportivi, ndr) perché ho fatto un corso. Invece in questo mondo c’è molta approssimazione. Siamo in un deserto dove non ci sono regole, si parla tanto per parlare e si fanno le cose tanto per farle”.
Si spieghi meglio…
“Non c’è preparazione. Oggi chi fa il direttore sportivo, deve fare solo quello, avere un patentino e svolgere il suo compito. Chi fa l’allenatore deve essere tesserato come tale e avere il patentino. In parole povere ci vogliono delle regole”.
A chi può essere attribuita la colpa?
“Ci sarebbe da scrivere un libro su quei signori di Palermo che gestiscono le sorti del calcio. Loro sono considerati come il gotha del calcio qui in Sicilia, ma secondo me, in molti casi, si tratta di gente ancora più impreparata degli altri”.
In che senso?
“Se io ho un problema vado in Federazione. È capitato, ad esempio, di avere un problema al campo un sabato mattina e mi hanno detto ‘Ma al Comune non c’è nessuno che le fa il certificato?’. Io però chiamavo dal giorno prima, avevo detto che avrei mandato il documento il lunedì. E invece ho dovuto spendere 450 euro per avere il campo a disposizione”.
Mi pare di capire che ce l’ha con la disorganizzazione…
“Se parlo, lo faccio con i fatti. Quante squadre sono fallite in questo campionato di Eccellenza? C’è l’Adrano, ma qui c’era un problema a monte. Il peccato è che poi fanno allontanare le persone che lavorano con passione. Ci sarebbe veramente da scrivere un libro su tutto questo”.
E come si potrebbero risolvere questi problemi?
“Inutile che ne parli io, questa sarebbe una domanda da rivolgere ad altri. Nei gironi di Eccellenza ci sono sempre diverse squadre che hanno problemi. La Federazione dovrebbe essere come una madre o come un padre, nel senso che se ho un problema vado lì. E quindi mi aspetto che lì si alzi la cornetta e venga detto ad esempio: ‘Manganaro, ma che cosa sta succedendo ad Adrano?’. E magari si lavora per risolvere le problematiche. Alla base manca il saper agire nei momenti di difficoltà”.
Allora come si potrebbero cambiare le cose?
“Io sono una mosca bianca. I presidenti dovrebbero riunirsi e fare la voce grossa. Il problema è sempre uno, che poi quando ci saranno le votazioni, qualcuno rivoterà gli stessi di ora. Ma tutti conoscono questi giochini. E si sappia che non sto dicendo nulla di eclatante, perché la situazione è questa”.
Per quanto riguarda il girone B, ad esempio, ci sono diverse situazioni che andrebbero monitorate…
“Le rispondo con una domanda. Secondo lei è normale che in questo girone ci siano Adrano, che non si presenta più, Atletico Catania e Ragusa, che sappiamo in che condizioni sono, e l’Avola? È un campionato falsato. Due squadre sono già retrocesse, ovvero l’Atletico e l’Adrano. La cosa ancora più grave è che ci sia mutismo, nessuno, e sto parlando di tutti, si alza per capire cosa sta succedendo. Però quando si tratta di andare a prendere premi sono tutti magicamente disponibili. L’ipocrisia regna! Io ho perso una famiglia per il calcio. Fortunatamente ho il mio lavoro, me lo curo e del calcio non ne voglio più sapere”.
Tornando all’Adrano, nessuno si è fatto avanti, tra gli imprenditori locali, per dare una mano?
“C’erano due signori di Adrano che stavano prendendo la situazione in mano, come accennavo prima. Si erano anche presentati alla squadra e avevano già pagato la trasferta di Avola”.
Con le sue dimissioni, cosa è rimasto dell’Adrano?
“Io ero l’unico che cercava di portare la carretta avanti, ma ad oggi non c’è più nulla. La squadra non scenderà più in campo”.
Infine la domanda è d’obbligo: che tipo di futuro calcistico potrebbe esserci per l’Adrano?
“Con la classe politica che c’è, questa squadra non può ripartire da nulla e da nessuna parte, anche perché questa è gente che non ama la propria squadra. Non è venuto nessuno neanche a supportare gli Juniores in campo e i dirigenti che ci stavano provando. Noi chiamavamo e loro neanche rispondevano al telefono. Magari tornerà l’interesse quando ci saranno le elezioni”.