Il Siracusa non si risveglia dal suo incubo. Al “Nicola De Simone” arriva un’altra sconfitta, la settima in nove gare, con il Sorrento che vince 1-0 e affonda ulteriormente una squadra ormai in piena crisi. L’unico lampo resta la vittoria con il Potenza, sempre più isolata nel percorso di un campionato che sta diventando una sofferenza continua.
La partita racconta l’ennesima beffa: il Siracusa crea, gioca, spinge, ma a segnare sono sempre gli altri. Il copione non cambia, così come i numeri impietosi — peggior attacco e peggior difesa del girone — che delineano una situazione ormai drammatica. Servirà intervenire sul mercato, ma il tempo rischia di essere già poco.
Al triplice fischio esplode la contestazione. La curva, rimasta in silenzio per i primi quindici minuti in segno di protesta, espone uno striscione contro squadra e società. Fischi, rabbia e delusione per un avvio di stagione molto al di sotto delle aspettative.
Complici le assenze di Sapola e Gudulevicius, impegnati con le rispettive nazionali U21, Turati ridisegna la formazione inserendo Bonacchi, Cancellieri, Capanni e Guadagni. E per lunghi tratti il Siracusa fa la partita: pressione alta, buone trame e occasioni nitide. Al 5’, Valente colpisce il palo di testa e sulla ribattuta trova la pronta risposta del portiere ospite. Al 25’ è Candiano a provarci dal limite, ma anche in questo caso la deviazione del portiere del Sorrento nega il gol.
Gli ospiti si fanno vedere in contropiede con D’Ursi e Colombini, ma senza incidere. Il Siracusa chiude la prima frazione con sette conclusioni verso la porta e nessuna rete: il difetto cronico che segna questa stagione.
Nella ripresa Molina prende il posto di Capanni e sfiora subito il gol con una spizzata di testa. Ma è il Sorrento a colpire: al 67’, su una disattenzione difensiva, D’Ursi si trova solo davanti a Farroni e insacca il gol che decide la partita. Difesa ferma, fuorigioco mancato e De Simone gelato.
Turati tenta il tutto per tutto con i cambi: dentro Frisenna, Di Paolo, Parigini e Zanini, ma il risultato non cambia. Il Siracusa chiude tra fischi e amarezza, con la sensazione di essere una squadra che gioca ma non riesce più a credere in sé stessa.
Una classifica sempre più pesante — ultimo posto con 3 punti — e un ambiente che si sgretola tra delusione e silenzi. Il tempo per reagire c’è, ma serve una scossa immediata.