“Mi sono scolato la bottiglia”: il giocatore ammette tutto | Lasciato da solo dalla squadra

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Alcolismo (Youtube) www.goalsicilia.it

La rivelazione dell’ex campione che non nasconde i problemi legati all’alcol che hanno influito sulla sua carriera.

Il mondo del calcio, e dello sport in generale, ha visto diverse figure di grande prospettiva e talento affrontare problemi legati all’alcolismo, una piaga che ha segnato la carriera e la vita personale di molti professionisti. Tra i casi più emblematici c’è quello di George Best, leggendario attaccante nordirlandese del Manchester United. Best ha spesso ironizzato sui suoi problemi con l’alcol, con frasi celebri come: “Ho speso gran parte dei miei soldi in donne, auto veloci e alcol, il resto l’ho sperperato”. Tuttavia, l’abuso di alcol ha avuto un costo altissimo, contribuendo al suo declino fisico e portandolo a morire a soli 59 anni per insufficienza epatica.

Un altro esempio tragico è Garrincha, il “folletto” brasiliano considerato uno dei migliori esterni nella storia del calcio. La sua dipendenza dall’alcol ha avuto conseguenze devastanti, causandone la morte prematura a soli 49 anni per cirrosi epatica e complicazioni legate a un edema polmonare. Il campione si rifugiava nell’alcol per affrontare difficoltà emotive e personali che non riusciva a superare.

Anche Paul Gascoigne, ex stella della Lazio e della nazionale inglese, ha combattuto a lungo contro questa dipendenza. Soprannominato “Gazza”, ha vissuto periodi turbolenti, alternando lunghi ricoveri in riabilitazione a episodi pubblici di imbarazzo. Sebbene oggi sembri guarito, la dipendenza ha limitato fortemente l’esplosione del suo straordinario talento calcistico.

Un altro esempio significativo è Wayne Rooney, ex capitano dell’Inghilterra e icona del Manchester United. Rooney ha ammesso in interviste di aver avuto problemi con l’alcol, soprattutto nei momenti di forte stress. Pur dichiarando di non considerarsi un alcolista, ha riconosciuto che il bere eccessivo lo ha esposto a situazioni pericolose sia per la sua salute che per la sua carriera.

“La cena da Seedorf e la tristezza”

A parlare è Adriano Leite Ribeiro, l’Imperatore, classe 1982 che a soli 19 anni si trasferì dal Brasile all’Inter. L’ex forte centravanti di piede mancino, intervistato da “Theplayerstribune” ha raccontato le sue difficoltà iniziali dell’ambientamento nel capoluogo lombardo.

“Mi mancava casa, era il periodo natalizio e le giornate erano diventate corte, tutti erano vestiti di scuro. Seedorf e sua moglie mi invitarono a cena a casa loro, una classe e un’eleganza incredibile, ma rimasi per poco tempo. Ero triste e volevo presto tornare a casa”.

Adriano Leite Ribeiro (LaPresse) www.goalsicilia.it

“Una bottiglia di vodka bevuta in poco tempo”

Adriano continua il racconto di quel primo Natale a Milano: “Dopo la cena da Seedorf tornai a casa e chiamai i miei familiari in Brasile. In sottofondo sentivo un clima festoso, mamma che diceva che mancavo solo io alla festa. Questo mi rese ancora più triste”.

“Alla fine della telefonata presi una bottiglia di vodka e me la scolai, non sapevo che altro fare per combattere la tristezza interiore. Sicuramente la mia carriera ha aiutato molto la mia famiglia, quindi questi erano solo piccoli intoppi che era necessario vivere per aiutare a casa”.