Messina, futuro appeso a un filo: liquidazione giudiziale e proprietà assente

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In casa Messina regna un’incertezza drammatica. Dopo la retrocessione in Serie D per mano del Foggia nel playout, la situazione societaria si è ulteriormente aggravata: la Procura ha richiesto la liquidazione giudiziale del club, con udienza fallimentare fissata al 10 giugno. In questo scenario, appare sempre più improbabile un intervento dell’attuale proprietà.

Come riporta il Giornale di Sicilia, né la Aad Invest Group di Doudou Cissè e Stefano Alaimo (titolare dell’80% delle quote), né l’ex patron Pietro Sciotto (ancora al 20%) sembrano intenzionati a salvare il club. Una disaffezione che lascia il Messina privo di guida e prigioniero di una delle crisi più profonde della sua storia recente.
Senza interventi, addio anche alla Serie D

Oltre alla batosta sportiva, il club rischia di perdere anche il diritto di iscriversi alla Serie D, qualora non venissero rispettati gli obblighi finanziari. Secondo quanto indicato, entro metà luglio sarà necessario:

Versare 21.500 euro come tassa d’iscrizione;

Fornire una fideiussione bancaria da 31.000 euro;

Saldate tutte le pendenze relative ai debiti sportivi, che ammontano a oltre 800.000 euro tra stipendi e contributi non pagati.

Una montagna da scalare in poche settimane, aggravata dal disinteresse degli attuali soci e dall’assenza di nuovi investitori all’orizzonte.
Penalizzazioni in arrivo anche nel 2024/25

Il Giornale di Sicilia ricorda che i mancati adempimenti economici hanno già prodotto una penalizzazione di 4 punti nella stagione appena conclusa. E ora si profila una nuova sanzione per il prossimo campionato, stimata tra 6 e 10 punti, qualora il club riuscisse comunque a iscriversi.

La realtà, però, è ben più allarmante: senza un intervento tempestivo, il rischio è che Messina sparisca completamente dal calcio nazionale, perdendo anche il titolo sportivo. A poco meno di un mese dall’udienza, la città attende risposte che, finora, non sembrano arrivare da nessuna parte.