Il piano per rilanciare il calcio italiano: Gravina blocca tutto | La nazionale dice addio al mondiale

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Gabriele Gravina (LaPresse) Goalsicilia

Torna in auge una proposta di qualche anno fa per rivoltare come un calzino il sistema del calcio italiano. Di cosa si tratta. 

In Italia, il sistema calcistico mostra da tempo gravi criticità: la valorizzazione dei giovani è minima e le squadre preferiscono puntare su stranieri. Come rilevato da Sacchi, molte società hanno pochi centri federali rispetto a Francia o Svizzera, e poco spazio per talenti locali. Mancini ha denunciato la carenza di attaccanti italiani in Serie A, spiegando che i ragazzi non giocano più all’aperto e arrivano tardi in prima squadra.

Questo deficit strutturale emerge nei risultati della Nazionale: assenza a Russia 2018 e Qatar 2022, eliminazione precoce a Euro 2024 e difficoltà nelle qualificazioni verso USA 2026. La pesante sconfitta 3‑0 contro la Norvegia e il successivo esonero di Spalletti evidenziano il rischio concreto di saltare anche i Mondiali del 2026.

Il gap con le grandi nazionali si approfondisce: Germania ha investito oltre 1 miliardo di euro in settori giovanili e centri d’allenamento, mentre l’Italia si ferma a circa 105 milioni annui. I modelli di Spagna e Inghilterra, che fanno giocare i giovani, restano lontani dall’essere seguiti, come lamentano allenatori e osservatori.

Per invertire la rotta serve una riforma profonda: più spazio ai giovani in Serie A, infrastrutture moderne, formazione tecnica e culturale. Solo così il calcio italiano potrà tornare competitivo, evitare flop mondiali e colmare il divario con le potenze mondiali.

I Settori giovanili

Negli anni ’80 e ’90 i vivai italiani sfornavano campioni come Totti, Del Piero e Baggio perché i ragazzi crescevano giocando per strada, libera espressione tecnica e fantasia. Oggi, invece, domina un approccio tattico esasperato e orientato ai risultati. Maurizio Viscidi, coordinatore del settore giovanile FIGC, denuncia: “A 21 anni il talento si è appiattito in nome del collettivo, si fa solo possesso palla”.

La carenza di investimenti, strutture obsolete e l’esplosione degli stranieri nei vivai riducono lo spazio ai giovani promettenti. Il ds del Lecce, Pantaleo Corvino, noto scovatore di talenti stranieri, spiega: “In Italia mancano le strutture”. Inoltre, alcuni allenatori lamentano che all’estero si lavora per principi definiti dal club, mentre in Italia ogni mister agisce da solo, con evidenti limiti formativi.

Roberto Baggio (LaPresse) Goalsicilia

Il “Piano Baggio” dimenticato

Nel 2010, dopo il fallimento della Nazionale ai Mondiali in Sudafrica, Roberto Baggio fu nominato presidente del Settore Tecnico della FIGC. In questa veste, il Divin Codino elaborò una dettagliata proposta di riforma del calcio italiano, un dossier di ben 900 pagine intitolato “Nuove attività del Settore Tecnico di Coverciano”.

Il piano mirava a una completa riorganizzazione, ponendo l’accento sulla formazione tecnica e morale dei giovani calciatori. Nonostante l’importanza e la completezza del progetto, la riforma di Baggio rimase, di fatto, dimenticata. L’allora presidente della FIGC, Giancarlo Abete, non diede seguito alle proposte, e la situazione non è cambiata nemmeno sotto la presidenza di Gabriele Gravina.