Intervistato da “La Repubblica”, l’ex bomber del Palermo, Amauri, torna sul fatto di essere stato vicino al ritorno in rosanero e ripercorre alcuni momenti della sua avventura in Sicilia:
“Ecco la verità. Chiamai Sagramola ma non lo vidi convinto. Non mi rispose né sì, né no, ma solo: “Qui hai una grande storia, le cose potrebbero cambiare …”. A me quel discorso non interessava. Il passato è passato, avrei voluto scrivere un’altra favola, ero disposto a scommettere sul mio futuro, ad accettare qualsiasi conseguenza positiva o negativa. E lui: “Sì, ma i soldi …”. Non me ne frega un cavolo dei soldi, tagliai corto. “Sì, va bene, ti faccio sapere”. Non mi ha più chiamato. Il fatto di aver preso l’iniziativa mettendomi a disposizione era già il massimo. Se lui pensava che toccasse a me farmi risentire, si è sbagliato. Magari ci sarà un’altra occasione. Se avessi i soldi, il Palermo lo comprerei io! Per Per rifarlo come ai vecchi tempi. A volte la vita non lo permette. Però, non si sa mai. Zamparini ha portato giocatori e allenatori prestigiosi come Guidolin. Fa male quando vedi un club del genere sprofondare nel nulla. A Zamparini devo tutto. Come dimenticare che è stato lui ad aprirmi la porta del successo cedendomi alla Juventus. Un aneddoto? Guidolin e Foschi mi volevano a tutti i costi. Io avevo accettato, ma dovevamo avere il consenso di Zamparini. Ci diede appuntamento a Verona e atterrò con l’aereo personale. Mi chiamò: “Vieni in aeroporto, ti devo parlare”. Ero spaventato. Passò subito ai fatti: “Ti ho convocato per farti una domanda: Sei felice di venire a Palermo?”. Gli risposi: Sì. E lui: “Considerati un nostro giocatore”. Si girò verso Foschi: “Puoi prenderlo, basta che non mi rompi più le scatole”.