Catania, primi e scomodi: tra torti arbitrali e l’obbligo di essere più forti di tutto

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La frase rimbalza ormai in tutte le piazze del girone meridionale di Serie C: «Non vorrei che il Catania primo in classifica dia fastidio a qualcuno». Un interrogativo che divide e accende reazioni opposte. A Potenza si festeggia l’impresa, ridimensionando l’episodio del gol regolare di Rolfini non concesso nonostante il ricorso al FVS. A Salerno si sottolinea il recupero monstre di 17 minuti nel secondo tempo, senza però interrogarsi sui motivi che hanno portato l’arbitro a concedere un’extra-time quasi illimitato. A Benevento, invece, si osserva e si gongola.

A Catania, come racconta La Sicilia, il clima è ben diverso. In serata Ross Pelligra è arrivato in città e ha ribadito ai dirigenti la volontà di chiudere il girone d’andata al primo posto, un obiettivo che verrà ribadito anche alla squadra alla ripresa degli allenamenti. La presenza del presidente australiano, come sempre, non passa inosservata: interesse, curiosità e attenzione massima, con lo sguardo già rivolto alla sfida del Massimino contro l’Atalanta U23.

Tra i tifosi, però, cresce la preoccupazione per il ripetersi di episodi che hanno progressivamente sottratto punti pesanti al Catania. Prima di snocciolare l’elenco delle decisioni arbitrali contestate, è giusto però mettere sul piatto un concetto chiave, evidenziato anche da La Sicilia: se una squadra vuole vincere il campionato deve essere in grado di superare anche gli ostacoli legati a sviste arbitrali, FVS privi di adeguata copertura tecnologica, ammonizioni ed espulsioni discutibili. Le squadre davvero forti vincono anche senza alibi.

In questo senso assume valore il messaggio pubblicato da Di Gennaro, diventato il manifesto dello spogliatoio e della società: «Andiamo avanti più forti di prima, contro tutto e contro tutti».

Detto questo, i sette punti persi meritano di essere ricordati una volta per tutte. Trapani-Catania 1-1, Casertana-Catania 2-2, Casarano-Catania 1-0, Potenza-Catania 1-1. A Trapani pesa un rigore non concesso a dieci minuti dalla fine; a Caserta l’espulsione di Ierardi appare eccessiva e il rigore per il presunto fallo di D’Ausilio inesistente; a Casarano viene negato un penalty a Rolfini, lo stesso attaccante che a Potenza aveva segnato un gol regolare, documentato anche fotograficamente. Proprio l’episodio del Viviani, sottolinea La Sicilia, è tra i più gravi dell’intera stagione.

Ieri, in sede, è stata la giornata del silenzio. Il Catania ha già detto tutto ciò che riteneva necessario dire, alzando anche i toni pubblicamente. Dai palazzi della Lega, però, nessuna risposta. Nessun segnale dai designatori arbitrali, né da chi gestisce un sistema FVS che in Serie C appare spesso inconcepibile, frammentario e, a tratti, persino ridicolo. Recuperi di 17 minuti per continue verifiche rappresentano uno spettacolo poco credibile per chi osserva da fuori, e non solo in riferimento alla gara di Potenza.

Il quadro si completa con l’assenza di commenti istituzionali anche dopo le notizie battute dalle agenzie sul deferimento del presidente dell’AIA, Antonio Zappi, al Tribunale federale, insieme a Emanuele Marchesi, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte pressioni legate al cambio ai vertici degli organi tecnici di Serie C e Serie D, con l’avvicendamento tra Ciampi, Pizzi, Orsato e Braschi, come riportato ancora da La Sicilia.

La sensazione è che il livello arbitrale sia in affanno. Del resto si tratta della Serie C. E il Catania, primo in classifica, inevitabilmente dà fastidio. Ma resta una verità che la stessa piazza riconosce: se questa società vuole davvero vincere il campionato, non può limitarsi a denunciare i torti. Deve segnare un gol in più degli avversari. E andare avanti, come ha scritto Di Gennaro, contro tutto e contro tutti.

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