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Atl. Campofranco, Sorci a GS.it: ‘’Ho un gruppo di ragazzi eccezionali. L’uomo conta più del calciatore’’

Atl. Campofranco, Sorci a GS.it: ‘’Ho un gruppo di ragazzi eccezionali. L’uomo conta più del calciatore’’


Le esclusive di Goalsicilia.it-Il giovane tecnico giallorosso.

Quando si esonera un allenatore si cerca una scossa e all’AtleticoCampofranco la scossa è arrivata. È andato via un guru come mister Restivo ed è arrivato un giovane. Ben 9 punti raccolti in quattro partite all’esordio in un campionato duro come l’Eccellenza. Parliamo di Salvo Sorci, tecnico giallorosso, arrivato primo in Sicilia al corso per allenatori con il massimo dei voti. Queste le sue parole in esclusiva a Goalsicilia.it.

Mister, la prima domanda è d’obbligo: hai la bacchetta magica?

“No, ancora no. Ho provato a rubare a mio nipote quella di Harry Potter ma non me l’ha voluta lasciare (ride, ndr). Scherzi a parte, non serve la bacchetta magica, sono fortunato ad avere trovato un gruppo che ha tanta voglia di lavorare. Arrivano da un passato di cultura calcistica importante, c’è chi ha esperienze con grandi allenatori ed in categorie superiori. Soltanto che a volte ci si dimentica del passato e bisogna dare una spolverata”.

Scrudato, Serio, Polito: soddisfatto del mercato dicembrino?

“Eh certo, altrimenti non starei qui a ridere. Oltre ad essere degli acquisti importanti sotto il profilo tecnico, lo sono dal punto di vista personale. Ragazzi eccezionali e li ho voluti qui proprio per il loro spessore umano che fa la differenza, al di là del valore calcistico”.

Un po’ della tua storia. Giochi a calcio fino a...

“Ho voluto smettere un paio d’anni fa, per evitare di continuare a inseguire rimborsi e compensi che non avevano senso di esistere. Ma specialmente perché avevo smesso di divertirmi. Il dilettantismo si cerca di farlo in modo professionale, ma alla fine spesso lo si fa in maniera poco professionale. Se non ci si diverte è finito tutto. Bisogna fare il proprio lavoro e farlo bene, dando il giusto imprinting, ma lasciando spazio al dialogo e cercando di divertirsi il più possibile. Per vivere insieme questi sono i cardini, alla fine in campo ci vanno i calciatori non io”.

Quando l’idea di fare l’allenatore?

“Nasce da un po’ di tempo, solo che Piero (Gatto, ndr) mi ha spinto a portarla avanti. L’anno scorso ho preso il Pallavicino in I Categoria, credimi per gioco, perché loro volevano che scendessi in campo ma non mi andava più. Sono stato fortunato visto che ho trovato delle persone che hanno apprezzato il mio modo di fare, dei ragazzi disponibilissimi. Se sono qui adesso, è anche merito del gruppo che ho avuto l’anno scorso, mi hanno fatto apprezzare la professione”.

Sei un secchione però, tutti 10 all’esame di allenatore...

“Uno schifo (ride, ndr). Quando uno ama quello che fa è giusto metterci anima e corpo. Per carattere, se faccio qualcosa, o do il 101% o evito di farlo. Così nel calcio, così come nell’arte, ricordo che rimango sempre un’artista”.

È difficile per un giovane imporsi in uno spogliatoio in cui c’è qualche giocatore più grande dell’allenatore?

“Forse l’unico più vecchio, ma di qualche mese, nel nostro spogliatoio è Kouyo. Lui però sicuramente ha il passaporto falso perché avrà circa 40 anni (ride, ndr). Scherzo ovviamente, non ci sono ingredienti particolari. Bisogna approcciarsi con la voglia di fare le cose con coscienza e con raziocinio. Con molti di loro mi ero scontrato sul campo tra D ed Eccellenza, con Kouyo forse addirittura in Primavera. È stato meno difficile di quello che pensavo anch’io, ma il merito va soprattutto ai ragazzi. Sono dei grandi nel mettersi a disposizione, anche nel periodo di sosta che siamo andati avanti a forza di doppie sedute, sono andati a mille. Credimi, sono contento di allenarli e stare con loro”.

C’era un pizzico di scetticismo nei tuoi confronti. L’hai percepito e come sei riuscito a sconfiggerlo?

“Mi rendo conto che erano scettici ed è giusto così. Arriva un pari età per molti di loro, è normale avere un po’ di dubbi. Però sai, ho avuto la fortuna di entrare subito a far parte del gruppo che loro stanno portando avanti ed è stato più semplice farli ricredere. C’è anche da dire che i risultati hanno aiutato. Se le cose vanno bene, ci si convince tutti che la nuova strada intrapresa è quella giusta e guadagni credibilità. Forse quello che ha fatto la differenza è rapportarsi con loro al di là del calcio. Puoi anche essere un grande allenatore, ma essere un uomo che abbia gli stessi valori del tecnico è più difficile. Prima bisogna essere uomini, solo dopo allenatori e calciatori”. 

Domenica al ritorno in campo una partitella così da niente: la seconda forza Riviera Marmi...

“Sì, un’amichevole oserei dire (ride, ndr). Il nostro approccio sarà quello che ci contraddistingue. Abbiamo voglia di giocarcela con tutti e fare la partita contro chiunque. Nella mia squadra ci sono delle qualità, dobbiamo rispettare sempre gli avversari, ma noi siamo il Campofranco. Siamo una squadra importante e come tale dobbiamo ambire a successi importanti. Sono felice di incontrare la Riviera soprattutto per ritrovare il dg Culcasi, il patron Martinez, mister Melillo, che sono degli amici prima di tutto. Dentro il campo però non si fanno sconti a nessuno, i saldi per il Campofranco sono già finiti...”.

Dario Li Vigni
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