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Elamraoui a GS.it: ‘’Vi racconto il caos di Marsala, Galfano un grande. Ora a Licata...’’

Elamraoui a GS.it: ‘’Vi racconto il caos di Marsala, Galfano un grande. Ora a Licata...’’


Le esclusive di Goalsicilia.it-Il fantasista oggi al Licata che ha iniziato la stagione al Marsala.

Oggi fa parte Licata e domenica ha esordito con la maglia gialloblù, sfornando un’ottima prestazione. Parliamo di Sami Elamraoui, che aveva iniziato la stagione al Marsala, vivendo in pieno il caos che ha travolto i lilibetani. Queste le sue parole in esclusiva a Goalsicilia.it.

Sami, a Marsala avvio di stagione positivo...

“Ero reduce da tre mesi di inattività, ma nonostante questo penso di aver dato un ottimo contributo. Ho conosciuto mister Galfano quando mi voleva portare alla Vibonese tempo fa, così ho risposto presente alla sua chiamata”.

Anche da un punto di vista realizzativo stava andando bene...

“Sì, ho fatto cinque gol in otto partite. Quando senti la fiducia e stai bene mentalmente, anche se in quelle condizioni, dai sempre più del 110%. Se lo meritava davvero il mister, perché ci è stato vicino ed era doveroso dare il massimo per una persona così”.

Quando avete capito che tutto stava prendendo una brutta piega?

“Non da subito, ma quasi. Mentivano sul materiale, ci dicevano che sarebbe arrivato entro una settimana, ma ogni tre giorni ripetevano la stessa cosa e non arrivava nulla. Ci parlavano del famoso bonifico dei brasiliani, ma anche qua il nulla. Tante cose, difficile trovare qualcosa di vero in quello che ci dicevano”.

C’era qualcuno della dirigenza con cui avevate contatti?

“No, non credo ci sia mai stata una dirigenza. C’erano persone che venivano al campo, ogni giorno una nuova, ma non si capiva bene quale fosse la società”.

E con l’amministratore unico?

“È venuto un paio di volte nello spogliatoio e di fatto ci ha preso in giro face to face. Quando andavamo al suo ufficio, spuntava la sua segretaria dicendoci che Occhipinti non c’era, ma sapevamo benissimo che era là”.

Dicevi delle promesse di Occhipinti non mantenute, per esempio?

“Beh ti dico solo che spesso alle 20.30 ci ritrovavamo a gironzolare con le valigie senza sapere dove andare a dormire. Anche sul cibo. Se non lo chiamavo io personalmente, non portavano neanche il minimo. Una sera si sono persino scordati di fare la spesa, quindi Giacalone è andato a casa sua per prendere almeno un pacco di pasta. Dimenticare il cibo per i ragazzi è davvero assurdo. Non tanto per me, ma per i più giovani che non prendevano un euro da non so quanto tempo. Se fossero stati i loro figli al posto nostro? Io sono papà, questa cosa la sentivo parecchio”.

E Galfano?

“Un signore, merita il rispetto di chiunque. Spesso ha fatto da filtro tra noi e la società. Davvero un grande, non ho mai visto un Signore con la S maiuscola in mezzo al campo piangere mentre ci ringraziava”.

Insomma era il caos...

“Esatto. Angelo Giacalone, con cui tempo fa avevo giocato a Trapani, mi chiamava tutti i giorni quando stava per diventare ds/accompagnatore con l’arrivo dei brasiliani e spesso mi parlava non benissimo del mister. Io evitavo di schierarmi, ma gli dicevo di dar lui del tempo. Mi rispondeva che lo voleva mandare via. Un giorno stavamo discutendo nello spogliatoio, io ero l’unico dei grandi a metterci sempre la faccia senza però mai uscire dai limiti. Si parlava di umanità e ho detto a lui e company che erano senza dignità per tutte le promesse fatte mai mantenute. Per farti un esempio, quando è iniziato il freddo stavamo ancora con maglie a maniche corte e smanicati. Zero tute, zero divise invernali, andavamo sempre al campo con i nostri vestiti. Comunque stavamo discutendo di questo, lui è andato via e mi stavo preparando il borsone. È arrivato suo fratello da dietro e mi ha colpito con uno schiaffo, andando via subito dopo. I miei compagni mi hanno difeso e si sono diciamo messi in mezzo per evitare che la situazione degenerasse”.

Parliamo di fatti attuali. È iniziata l’avventura al Licata, con che obiettivi?

“È una grandissima piazza, avevo parecchie richieste ma ho scelto questa per l’importanza e per il blasone che ha la maglia gialloblù. Mi voglio rimettere in gioco per dimostrare chi sono, nel miglior modo possibile”.

Dario Li Vigni
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