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Giaquinta a GS.it: “Il calcio a Caltagirone è scomparso per colpa dell'amministrazione comunale”

Giaquinta a GS.it: “Il calcio a Caltagirone è scomparso per colpa dell'amministrazione comunale”


Le esclusive di Goalsicilia.it - L'ormai ex presidente biancorosso.

“Il calcio a Caltagirone è scomparso a causa dell’amministrazione comunale”. Non usa mezzi termini Maurizio Giaquinta, ormai ex presidente del Caltagirone, dopo che un paio di giorni fa il titolo sportivo di Promozione del club biancorosso è passato al GelaFc, che dunque non disputerà il campionato di Eccellenza ma quello di Promozione.

Presidente Giaquinta, un’altra grossa piazza che scompare dal panorama calcistico della Sicilia. Perché le responsabilità sarebbero dell’amministrazione?

“Non ci sono strutture, l’unica struttura è il 'Buongiorno' che è in mano a privati e l’hanno affittata al Mazzarrone. Non ho nulla contro il Mazzarrone ma una prima squadra in un paese non può stare senza possibilità di allenarsi o giocare in una struttura. Cosa me ne faccio io di una squadra a questo punto? Non ci sono entrate, era un divertimento, ma rappresentavamo un paese. E Caltagirone non può essere rappresentato soltanto da Maurizio Giaquinta. Tutti gli altri se ne lavano le mani e si divertono”

Quindi nessuna collaborazione da parte dell’amministrazione comunale?

“No. Mi dispiace per Antonio Montemagno (l’assessore allo Sport, ndr) che si è insediato recentemente, da qualche mese, e non ha nessuna colpa. Io combatto da quattro anni in questa direzione, per avere la possibilità di fare. Ma qui è tutto chiuso. Non avendo la struttura cosa facciamo? Ci alleniamo in piazza come è capitato l’anno scorso al Ragusa?”.

Come l’hanno presa i tifosi?

“Guarda, le cose non vengono dette per come sono. È normale che ci sia qualcuno che si lamenta, ma se io non posso fare calcio a Caltagirone, allora vado dove c’è possibilità di farlo. Ho avvisato tante volte, ma nessuno mi ha mai ascoltato.  Nei tifosi c’è malinconia, è normale, non è mai bello quando il calcio scompare così”.

Ha qualche rimpianto?

“Io negli ultimi quattro anni ho dato tutto per il Caltagirone. Sono gli altri che non hanno fatto la loro parte. Ho cercato di fare le cose per bene, ma non ci sono imprenditori che vogliono partecipare e sponsor ce ne sono poco e niente”.  

A questo punto il suo impegno nel calcio non si ferma. Collaborerà col Gela Fc a cui è passato il titolo?

“A Gela mi hanno aperto tutte le porte, questa è tutta un’altra cosa. Posso confermare che collaborerò con il club di Gela”.

E il futuro del calcio a Caltagirone? Che prospettive ci sono?

“Le prospettive non le devo dare io.  È l’amministrazione che è tenuta a dare le prospettive. Per fare calcio ci vogliono le strutture. Non si può far calcio in piazza o in un viale. E io non posso allenarmi in un campo che è gestito da privati. Non lo faccio, non mi faccio mettere sotto pressione da qualcuno”.

Si era fatto avanti qualcun altro per il titolo sportivo del Caltagirone?

“Non era mai stato messo in vendita, infatti non se n’era parlato. E nessuno si è fatto avanti. A parlare sono tutti bravi, poi sono i fatti quelli che contano. E fatti non ce ne sono stati. Io se do una parola penso valga come un contratto scritto. Qua c’è stata gente che si è tirata indietro”.

E riguardo alle voci che volevano il Caltagirone tra le squadre che avrebbero potuto richiedere il ripescaggio in Eccellenza?

“Sì, c’è stato qualche discorso del genere che però non si è mai concretizzato. Sempre a causa della mancanza di strutture, sono tornato indietro sui miei passi e ho detto basta”.

Quindi la città di Caltagirone è rimasta senza calcio?

“Sì, il calcio lì è scomparso. Per ricomparire secondo me l’amministrazione deve aggiustare tutte le strutture sportive per dare la possibilità di fare calcio. Io l’anno scorso ho dovuto comprare i fari per allenarci. Cose da terzo mondo”.

Luca Di Noto
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