Il Gigante ‘schiaccia’ l’Elefante: Agrigento adesso si stringe attorno all’Akragas
L’editoriale dopo la vittoria dei biancazzurri al “Massimino” di Catania.
Il gol di Zanini all’ultimo secondo utile per calciare, ha tanti significati che vanno ben oltre i 90 minuti di gioco disputati al “Cibali”; quel pallone che rotola nella porta catanese quando l’arbitro ha già il fischietto in bocca, in primo luogo vuol dire una netta risposta ad un’altra netta (ma errata) affermazione di Lo Monaco dei giorni scorsi: quello giocato ieri è un derby, è un confronto diretto tra due squadre siciliane, tra due province e due città possibilmente diverse e con blasoni e dimensioni totalmente differenti, ma che al tempo stesso si sono ritrovate nello stesso campo di gioco a contendersi i tre punti in palio e questo, anche tra i tifosi catanesi e non solo akragantini, ha voluto significare per l’appunto una partita diversa dalle altre in calendario anche se, per ovvi motivi, gli etnei aspettano di poter incontrare un giorno nuovamente il Palermo.
In secondo luogo, quel pallone insaccato al 94’ certifica che questo derby è stato vinto dall’Akragas e questo è la prima volta che accade; per i catanesi la sconfitta maturata assomiglia tanto ad un incubo da cui sembra proprio difficile uscire, per gli agrigentini è semplicemente la storia: per una società che fino al 2011 annaspava per salvarsi in Eccellenza vuol dire tanto, specie perché Agrigento città sta vivendo uno dei momenti economicamente più difficili della sua storia recente e vedere quelle maglie biancazzurre prima snobbate (tanto da non essere classificate come ‘degne’ di un derby siciliano ma solo come appartenenti ad una squadra ‘giovane e da rispettare e nulla più’) e poi vincenti in uno stadio che proprio nel 2011 ospitava la Serie A, sa tanto di miracolo sportivo e non solo.
Ed è proprio su questo punto che adesso bisogna battere; vincere al “Cibali”, certifica l’Akragascome realtà importante consolidata del calcio siciliano e del sud Italia: attualmente, è la squadra dell’isola meglio piazzata in Lega Pro, ha vinto un derby importante, serve poco altro per dimostrare come il blasone agrigentino merita di ricevere attenzioni. Ciò che adesso deve cambiare, per far decollare definitivamente l’Akragas, è la concezione di questo blasone nella stessa Agrigento e nella stessa provincia. I biancazzurri non solo soltanto una ‘giovane squadra’ di una cittadina di poco più di 60.000 abitanti, bensì potenzialmente rappresentano un intero territorio che da sempre ama il calcio e che per star dietro a campanilismi tipicamente nostrani per anni ha mancato il grande salto nelle categorie che contano.
Tanto ad Agrigento, quanto nella provincia, adesso si deve far necessariamente quadrato attorno all’Akragas, capace di portare i colori di questo territorio vittoriosi anche in stadi blasonati; tanto il capoluogo quanto i centri limitrofi, inizino a sentire maggiormente l’appartenenza ai colori biancazzurri, in modo da far crescere il movimento tanto in città quanto in altre realtà che in passato hanno dimostrato di saper esprimere importanti talenti. Non è semplice, ma se si vuole cambiare la storia del calcio agrigentino allora bisogna anche cambiare la concezione che si ha dell’Akragas, anche alla luce di una storica vittoria come quella di ieri.
Se fino a pochi anni fa, complici i derby intraprovinciali di Eccellenza, di fatto vi è stata guerra tra i biancazzurri e molti centri vicini, adesso quel che bisogna capire è che se si vuole la crescita del movimento calcistico locale serve ruotare attorno ad una società professionistica: l’Akragas in tal senso, rappresenterebbe (e già in parte lo fa) l’intera provincia di Agrigento, essa trarrebbe giovamento dai talenti che crescono nelle realtà locali e quest’ultime a loro volta potrebbero crescere sempre di più grazie al richiamo del vicino blasone biancazzurro, che per storia e tradizione nulla ha da invidiare ad altre realtà siciliane.
A vincere ieri è stata l’intera provincia di Agrigento, se si comprende questo in futuro potranno esserci tante altre soddisfazioni; il gigante, emerso dalle sabbie dei campi di Eccellenza, ha steso l’elefante etneo, un miraggio ed un’utopia fino a pochi anni fa ed alla luce di ciò a maggior ragione urge adesso far quadrato attorno all’Akragas.
I biancazzurri domenica ricevono il Catanzaro, squadra di certo alla portata; dopo aver dimostrato di saper soffrire e di saper colpire nei momenti più opportuni, adesso la rosa guidata da mister Di Napoli deve evitare di compiere voli pindarici e rimanere con i piedi per terra e con la voglia di affossare i tacchetti anche nei campi più difficili, come in quello impregnato di acqua del “Massimino”: passare dalla frustrazione (emersa nelle prime giornate) all’esaltazione è molto semplice ma anche molto nocivo. L’Akragas deve continuare a fare quel che fino ad oggi ha fatto egregiamente, al contempo Agrigento e la sua provincia si avvicinino sempre di più alla loro squadra, in modo da rendere stabile e solido il sogno del gigante biancazzurro.