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Ignoffo a GS.it: ‘’Pronto per allenare. A Benevento sono cresciuto, ora Messina e Siracusa...’’

Ignoffo a GS.it: ‘’Pronto per allenare. A Benevento sono cresciuto, ora Messina e Siracusa...’’


Le esclusive di Goalsicilia.it-L’ex difensore di Siracusa e Messina che oggi fa l’allenatore.

Classe ’77, palermitano cresciuto calcisticamente proprio nel Palermo, da difensore ha fatto le fortune di Avellino, Napoli, Salernitana, Foggia e Benevento. Ci riferiamo a Giovanni Ignoffo, che ha indossato anche le maglie di Marsala, Siracusa e Messina. Oggi fa l’allenatore e, dopo qualche annata con le giovanili dei sanniti, vuole cominciare a guidare una prima squadra. Queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Giovanni, parto proprio dalla fine. Come sono andati questi anni nel Settore giovanile del Benevento?

“Sinceramente, appesi gli scarpini al chiodo, potevo già allenare qualche prima squadra ma ho preferito partire dai giovani per fare la cosiddetta gavetta. Non potevo trovare di meglio del Benevento, società seria e solida, ho vissuto tre anni stupendi. Mi hanno formato sul campo, ma ho anche avuto modo di studiare i tecnici di squadre importanti. La scorsa estate ho preso il tesserino di Uefa A quindi di fatto posso fare l’allenatore professionista, così 12 mesi fa mi hanno affidato la Primavera”.

Com’è andata con i ‘più grandi’ tra i giovani?

“C’è da dire che era la prima volta che il Benevento partecipava al campionato Primavera, quindi si è deciso di costruire una squadra di ‘sotto età’. Avevo a disposizione parecchi ’99 e tanti 2000. In questi tornei giovanili un anno in meno fa la differenza ed in  più avevo avversari come Juventus, Torino, Chievo, Udinese, Sassuolo, Empoli...Insomma tra i migliori settori d’Italia”.

Qualche soddisfazione te la sei tolta però...

“Le prime quattro/cinque gare siamo andati bene, abbiamo battuto la Juve, pareggiato col Chievo, ci siamo tolti qualche piccola soddisfazione fino alla fine del girone d’andata quando eravamo settimi. Poi ho perso uno degli attaccanti più forti che avevo e in più per un paio di mesi una decina di giocatori andavano con la prima squadra. Giocavo con tanti Allievi, quindi il ritorno è stato parecchio negativo”.

Non eri favorevolissimo a dare tutti questi ragazzi alla prima squadra...

“Sinceramente no. Cioè mi spiego. Se tu li chiami e li convochi o addirittura li fai giocare ben venga. Però se tu li chiami agli allenamenti per farli stare da parte, utilizzandoli solo per le sedute e stop, gli fai perdere condizione e l’amalgama con la squadra. Io me li ritrovavo catapultati il sabato e ovviamente alle partite non si rendeva più per bene. Per due mesi di fatto ho allenato in settimana gente che poi non avrebbe giocato la partita. Molte Primavere facevano qualcosa di simile, solo che loro se le prime squadre chiamavano i ‘titolari’ poi li convocavano anche per la gara, se gli serviva invece qualcuno solo per gli allenamenti chiedevano gente che sicuramente in Primavera non avrebbe giocato”.

Tutto sommato però l’esperienza è positiva no?

“Assolutamente. Qualsiasi cosa crea bagaglio d’esperienza e conoscenza”.

Se dovessi fare qualche nome di calciatori che hai avuto e che potranno fare bene?

“A Benevento ho fatto arrivare un classe 1998 cresciuto nel Siviglia. Si chiama Christian Rutjens, un centrale molto forte che negli ultimi tempi è stato aggregato in pianta stabile con Baroni. So che gli faranno il contratto e lo manderanno in prestito in C. Poi ti cito Enrico Brignola, giocatore esplosivo, che ha anche già esordito in B ed è un ’99 che l’anno scorso ha giocato in prestito alla Roma. Poi Alessio Donnarumma, cresciuto nel Benevento che in passato era andato all’Inter per 500.000 euro, loro non l’hanno confermato ed è tornato da noi. Infine l’attaccante Biagio Filogamo, colui che ti accennavo prima, cinque gol nel girone d’andata poi purtroppo si è rotto il crociato e nel finale era in ripresa”.

Domanda stupida: e ora che farai?

“Ho scelto di non rimanere in Campania perché voglio cominciare ad avere a che fare con una Prima squadra. Sono in attesa di qualche chiamata. L’anno scorso ho rifiutato due squadre di D, Gravina e Cavese, perché pensavo che l’esperienza Primavera potesse farmi crescere di più e non me ne sono pentito. Lavorare con i giovani mi ha permesso di conoscere e confrontarmi con gli altri tecnici delle varie Primavere, ma anche seguire ida vicino il lavoro di Baroni. Adesso credo sia arrivato il momento di fare il salto, che però dipende da tanti fattori”.

Tipo?

“Ho avuto degli approcci qualche settimana fa con qualche squadra di Lega Pro, ma fondamentalmente erano solo delle chiacchierate con persone che conoscevo. Esempi? Bisceglie o Leonzio che poi hanno fatto altre scelte. Restano Messina e Siracusa, ma sono contatti derivati dalla conoscenza e dal rispetto reciproco. Chissà, magari si potrebbe creare questo presupposto, ma attualmente di concreto non c’è nulla”.

Quindi le ipotesi Messina o Siracusa sono realistiche?

“Ci potrebbe essere perché non hanno ancora un allenatore, ma ripeto che non ho avuto contatti diretti e/o ufficiali. Non so i loro progetti, se hanno in mente altri tecnici o se aspettano risposte. Mi auguro che qualcosa si muova al più presto, perché ribadisco che mi sento pronto per queste categorie”.

Mi è venuto un flash. Se ti dovesse contattare il Palermo per proporti la Primavera? Ok sarebbe sempre Settore giovanile ma della tua città...

“Beh (ride, ndr), adesso tutte le soluzioni sono possibili. Sono andato via da Benevento pensando e sperando di trovare una prima squadra, non so cosa risponderei. Sicuramente la terrei in considerazione, sia perché è la squadra della mia città, sia perché comunque allenare i giovani del Palermo che hanno già fatto parecchio bene non sarebbe come allenare un qualsiasi settore giovanile. Ribadisco però, non so sbilanciarmi, se si presentasse la situazione ci penserei”.

Da palermitano come valuti ciò che sta succedendo in casa rosanero?

“È tutto troppo strano. La situazione è amara, non avere riferimenti che programmano o progettano, tutto rimane in balia di qualcosa che non si sa cosa. Si parla da due mesi di closing, ma attualmente non c’è un filo logico”.

Ti chiedo al contrario: tu hai vissuto da dentro l’epoca Giovanni Ferrara...

“Mamma mia... Io dovevo nascere 10 anni dopo, se così fosse stato avrei fatto una carriera diversa (ride, ndr)”.

Molti tifosi sostengono che sarebbe meglio anche tornare in categorie inferiori con un presidente palermitano piuttosto che continuare con Zamparini...

“Allora, Giovanni Ferrara pur tra mille difficoltà è stato un signore. Potevamo avere problemi strutturali, di allenamenti e di campi. Gli stipendi però non ce li ha fatti mai mancare, magari si aspettava un po’ di più ma arrivavano. Questo gli fa onore perché non aveva le possibilità degli imprenditori di oggi”.     

Che tipo di problemi c’erano?

“Per esempio, nell’anno della retrocessione in C2 con Rumignani prima e Arcoleo poi, avevamo una squadra costruita per vincere. Gente come Massara, Scarafoni, Nuccio Barone, Pocetta, Giuseppe e Rosario Compagno, Sicignano, Bonaiuti, una squadra fortissima. Per oltre due mesi giravamo alla ricerca di un campo d’allenamento, ogni sera alle 20 non si sapeva dove ci saremmo allenati il giorno dopo... Era disarmante e i risultati in campo ne sono stati lo specchio, moralmente eravamo distrutti”.

Di fatto non facevate i professionisti...

“Esatto. Una squadra che fa la Serie C e non ha campo per allenarsi credo non sia mai esistita (ride, ndr)”.

E sei d’accordo con chi dice ‘via Zamparini per un palermitano’?

“Avendo vissuto quel periodo, avendo visto cosa ha fatto Zamparini negli ultimi 13/14 anni, non posso essere totalmente d’accordo. Il friulano ha portato alla ribalta una società, a livello nazionale ed europeo, con risvolti positivi anche dal punto di vista economico. La Serie A o la B portano un ritorno monetario anche alla città, per tutto quello che circonda il calcio. Prima di fare certe affermazioni ci penserei. Quando ci sono delusioni cocenti come la retrocessione, è difficile ricordarsi le cose positive del passato. La città dovrebbe capire bene cosa si ha, a cosa si va in contro e cosa si può perdere”.

I Renzo Barbera non esistono più...

“Non ho avuto il piacere di conoscerlo, ma se è nella storia ci sarà un motivo. Aspetterei prima di fare rivolte e proteste. Zamparini dal lato suo ha tenuto il Palermo per 10 anni in Serie A, non è cosa da poco, ma allo stesso tempo ha fatto errori che hanno scoraggiato la piazza”.

Dario Li Vigni
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