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Eccellenza A
Modica a GS.it: ‘’La mia annata a Mazara, gioie e amarezze. Futuro? Non lo so, Zeman...’’

Modica a GS.it: ‘’La mia annata a Mazara, gioie e amarezze. Futuro? Non lo so, Zeman...’’


Le esclusive di Goalsicilia.it-Il tecnico dei canarini.

A detta di tanti, forse tutti, ha espresso il miglior calcio dell’Eccellenza A, facendo muovere i propri giocatori come fossero alla Play Station. Parliamo di Giacomo Modica, tecnico del Mazara, con cui abbiamo fatto un bilancio della stagione appena conclusa. Queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Mister, la prima domanda è d’obbligo. È stato difficile all’inizio calarsi nella realtà Mazara?

“Difficile no, ma sicuramente è un mondo diverso da quello cui ero abituato. Mi sono calato in questa situazione perché mi avevamo assicurato che si poteva fare bene, poi strada facendo ci sono state delle difficoltà e quindi delle evoluzioni inevitabili”.

Stagione tribolata, hai mai avuto paura di non farcela a mantenere la categoria?

“Assolutamente no. Non l’ho mai avuta perché ero consapevole di cosa avevo in mano, di che qualità umane, ancor prima che tecniche, avevo a disposizione e questo mi dava enormi garanzie”.

C’è un mezzo rammarico di non aver fatto qualcosa di più?

“Sì c’è, non mezzo ma di più. Tutto però legato al fatto che la prima parte dell’anno, pur giocando discretamente, abbiamo raccolto poco e ottenuto addirittura sette sconfitte di fila. Questo ci ha penalizzato per il prosieguo della stagione. Abbiamo fatto una grande rincorsa e forse potevamo fare ancora meglio”.

I tuoi calciatori hanno detto che li hai fatti sempre faticare tanto, ma aggiungendo che è un piacere per il tipo di calcio che gli facevi fare...

“Non esiste il tanto per me, esiste il lavoro, stop. Esiste dare un’identità, esiste dare un metodo, esiste trasmettere alla squadra quello che è il tuo sapere”.

Sei tra i pochi che però continua a far fare i famosi gradoni alla Zeman...

“Dieci scalini non sono i gradoni di Zeman (ride, ndr)”.

Avete ricevuto complimenti praticamente da tutti per il gioco espresso. È stato difficile insegnarlo?

“Un motivo di soddisfazione. Arrivo da una scuola importante e un po’ d’esperienza credo di averla accumulata nel tempo. Per me, potere mettere a disposizione degli altri ciò che ho imparato, è stato bello. Ho avuto la fortuna di allenare gente valida, che si è sempre applicata con dedizione, anche se in una categoria balorda”.

Ti sento particolarmente soddisfatto dal tono di voce...

“Lo sono. Perché cambia solo la qualità rispetto ai professionisti, ci puoi mettere più tempo ma ci arrivi. Ci arrivi però se hai una squadra che si fida di te e che ha voglia di fare calcio in modo professionistico. Ho riscontrato tutto ciò nei miei ragazzi ed è stato più facile applicare ciò che sapevo”.

Chi è stato determinante?

“La compattezza. Anche se eravamo pochi come struttura societaria, tutti hanno svolto un lavoro duro per ottenere ciò che volevamo. A cominciare da zio Antonio il magazziniere, Roberto il massaggiatore, il mio staff, il dottor Di Giovanni. Ricordiamoci che sì, i risultati sono frutto di chi va in campo, ma merito anche di chi fa un lavoraccio dietro le quinte. Non ultima la società, che è stata presente per come poteva. Tutti insieme abbiamo raggiunto l’obiettivo, anche se c’è tanto da migliorare. Abbiamo buttato le basi del progetto tecnico, ma non basta. Ci vuole grande struttura, grande organizzazione, riavvicinare la gente che si era disinnamorata attraverso la lealtà sportiva. Vendi serietà, ricevi serietà. Vendi ‘quasette’, acchiappi ciò che meriti”.

Dei più giovani chi ti ha favorevolmente sorpreso e secondo te potrebbe aspirare al salto di qualità?

“Ho avuto la fortuna di avere degli Under ottimi. Qualcuno di loro potrebbe sicuramente, nel tempo, fare il salto di qualità, visto che è cresciuto ma ha ancora grandissimi margini di miglioramento. Da Msbah Lamarana a Gomez, passando per Sciara, Scardillo, Tinaglia. Mi ritengo fortunato ad aver lavorato con questi Under e credo proprio che il tempo a farli migliorare sia investito bene. Lo stesso vale per Impeduglia, che è ‘97 ed è stato bloccato qualche anno fa da un grave infortunio, ma ha qualità importanti. Mi scuso anzi se me ne dimentico qualcuno”.

Il presidente Franzone mi ha detto qualche giorno fa che il suo obiettivo è quello di rendere la società più solida, ma anche di ripartire da Giacomo Modica...

“In questo momento non ho futuro. Sono felice di aver portato a casa l’obiettivo, anche se ribadisco potevamo fare di più e meglio. Siamo qua, se ci saranno i presupposti per far andare il matrimonio avanti, bene, se non ci saranno, le nostre strade si divideranno. Il Mazara rimarrebbe comunque nel mio cuore, idem il presidente e soprattutto i ragazzi, che mi hanno insegnato tanto, e porterò sempre dentro me”.

Insomma con un progetto importante saresti disponibile a restare...

“Io vorrei un progetto serio, se dobbiamo perdere ancora tempo preferisco farmi da parte. Attenzione, non abbiamo perso tempo quest’anno ma abbiamo buttato le basi che adesso ci sono e bisogna fare il passo in avanti. Importante è che se si dice di voler fare qualcosa, davvero si ha la volontà di farla”.

Entrando nello specifico, che garanzie vorresti dal presidente?

“Non credo sia questa la sede opportuna per parlarne. Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato con me e per me, dal presidente e la sua famiglia in giù. Ci sarà modo e momento più in là per parlarne”.

L’organizzazione del campionato di Eccellenza ti ha lasciato perplesso, per usare un eufemismo...

“Occorre che si rispettino le regole, se si imposta una data di inizio e fine campionato, bisogna rispettarla. Poi ci sono società che da 10 anni giocano in campi in terra battuta, con tutto il rispetto e nulla di personale, ma secondo me o si fanno adeguare o cambiano campo. Due anni fa il Mazara è andato a girovagare per sei mesi in attesa che il campo fosse pronto”.

Ti fa arrabbiare questa cosa...

“Non si può pensare che Mussomeli, Castelbuono o Parmonval giochino ancora in quei campi dopo svariati anni. O la Nissa che il campo ce l’ha (il Tomaselli, ndr), ma gioca al Palmintelli che è in terra battuta solo perché pensa che possa essere un punto di forza per le partite casalinghe. Ribadisco, massimo rispetto per queste società e nulla di personale, ma il calcio deve essere calcio e così non si fa calcio”.

C’è qualche altro sassolino che vuoi toglierti dalla scarpa?

“Non sono sassolini, lo faccio più un principio di correttezza sportiva. Se tu Federazione hai concesso la deroga per più anni, ad un certo punto devi fermarti. Non è detto che tutti devono per forza fare calcio se non hanno gli strumenti o le strutture. Lo stesso vale per i presidenti, se non hanno i soldi evitino, non è una prescrizione del dottore fare calcio. Se prometti 10 devi dare 10, anche se sei tra i Dilettanti. Mi duole il cuore a vedere cosa ha subito quest’anno il mio amico Angelo Galfano”.

Mister sei diventato un fiume in piena...

“Ma sì, ci sono stati campi dove siamo andati in cui c’erano due membri delle Forze dell’Ordine e stop. Da noi ce ne sono 200. È assurdo anche che a due partite dalla fine della stagione il campionato si fermi per tre settimane, non c’è una logica”.

A te non interessa perché sei già salvo, ma che ne pensi di questo ulteriore rinvio dei play out?

“Ti sei fatto una domanda, datti una risposta (ride, ndr). È pazzesco che ormai quasi tutti sono in vacanza, e altri devono lavorare per preparare dei play out che non si sa neanche quando saranno giocati. Il campionato doveva finire il 14 aprile, siamo a maggio e non ci sono ancora i verdetti”.

Tu cosa proporresti per migliorare la situazione?

“La cosa più banale. Se ci sono delle regole vanno rispettate, chi non le rispetta, non gioca. Ci vuole qualcuno che vigili, lasciando perdere l’aspetto economico, mi riferisco in particolare alla parte prettamente calcistica”.

Insomma mister, parliamoci chiaro, un altro campionato di Eccellenza ti peserebbe tanto farlo...

“In queste condizioni sinceramente sì. L’ho fatto solo perché sono un figlio di questa città, è la mia terra e volevo rispettare una promessa che avevo fatto a mio padre”.

Secondo te cambieranno le cose?

“Secondo me no. Non cambierà nulla perché probabilmente non c’è neanche la volontà di farle cambiare”.

I costi sono già elevati però mister...

“È il cane che si morde la coda. Tra iscrizioni, trasferte, rimborsi e spese varie anche per i ragazzi che vengono da fuori, i costi ci sono e lo so bene. Questi presidenti lo fanno solo per passione e sono ammirevoli, diverso sarebbe se riuscissero a vendere qualche giocatore di tanto in tanto. Ma come fai a valorizzare e far crescere i calciatori, che poi dovresti vendere, se non hai le strutture?”.

Mister per chiudere, ti giro anche i complimenti di Totò Brucculeri, non so se vi conoscete...

“No, sinceramente non lo conosco. L’ho soltanto cresciuto (ride, ndr)”.

Ti chiedo l’ultima cosa. Hai collaborato con Zeman tanti anni, se ti richiamasse ci andresti?

“Non è quello il mio obiettivo per adesso. Mi onora essere un suo amico, un figlio suo, aver lavorato con lui. Però ho fatto il mio percorso, ho fatto una scelta. Non è detto che non si riuniscano le strade eh. Ho dato una priorità per adesso ed intendo rispettarla, ma se si fa a modo mio, se non si fa a modo mio, ciao!”.

Dario Li Vigni
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