Gela penalizzato di un punto per 500 euro: fine anno amaro in Serie D

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Un punto di penalizzazione per una differenza contrattuale di appena 500 euro. È questo l’epilogo paradossale che segna la fine dell’anno in casa Gela, colpito da una sanzione federale proprio nel giorno della ripresa degli allenamenti.

Il Tribunale Federale Territoriale ha inflitto alla Asd Città di Gela un punto di penalizzazione, un’ammenda di 300 euro e quattro mesi di inibizione al presidente pro tempore Giovanni Vittoria, per il mancato pagamento di una somma dovuta a un ex calciatore, Manrico Messina, tesserato nella stagione 2023/24. Una vicenda che si trascina da oltre due anni e che non riguarda l’attuale gestione societaria, subentrata successivamente al periodo in cui presidente era Maurizio Melfa e lo staff tecnico era diverso.

La penalizzazione verrà scontata nella stagione sportiva 2025/2026, ma intanto modifica anche il bilancio del girone di andata: il Gela chiude infatti a 24 punti e non 25.

Secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale della LND del 23 dicembre, il club non ha provveduto, entro i 30 giorni previsti dalla pronuncia del Collegio Arbitrale LND-AIC, al pagamento dei 500 euro stabiliti dal lodo arbitrale. Nella memoria difensiva, la società ha sostenuto che il calciatore fosse divenuto “irreperibile” e che non fosse disponibile un Iban aggiornato per effettuare il bonifico. Una linea difensiva che non ha convinto la Procura federale, che ha comunque proceduto con il deferimento.

I giudici sono stati netti nelle motivazioni: «Sarebbe bastato effettuare il bonifico sull’Iban già comunicato ed utilizzato in precedenza, per traslare sul debitore ogni conseguenza negativa di un eventuale mancato perfezionamento del pagamento». Inoltre, viene chiarito che il pagamento tardivo è irrilevante: «La fattispecie si perfeziona con la scadenza del termine per il pagamento e il Codice di Giustizia Sportiva non prevede il versamento successivo come causa di esclusione della punibilità».

Una decisione che lascia l’amaro in bocca, soprattutto perché a pagare oggi è una società profondamente rinnovata, impegnata nel campionato di Serie D e non coinvolta direttamente nella gestione che ha originato il contenzioso. Un caso emblematico di come vecchie pendenze possano avere effetti concreti e pesanti anche a distanza di anni.

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