Juventus, ex dirigenti “condannati a processo”: il giudice ha “emesso sentenza diretta” | A farne le spese “anche la società”
Sui social si torna a parlare della società bianconera soprattutto per vicende che riguardano il recente passato Cosa è successo.
L’Operazione Prisma, condotta dalla Procura di Torino, ha rappresentato un’indagine giudiziaria approfondita sulle presunte irregolarità finanziarie della Juventus. L’inchiesta ha posto sotto la lente d’ingrandimento i bilanci del club bianconero relativi agli anni 2018, 2019 e 2020.
Il focus principale dell’indagine è stato duplice: le plusvalenze artificiali e le cosiddette “manovre stipendi”. Riguardo alle plusvalenze, la Procura ha sospettato che la Juventus avesse gonfiato il valore di alcuni calciatori scambiati, al fine di migliorare artificialmente i propri bilanci.
Per quanto concerne le manovre stipendi, l’accusa ha riguardato accordi privati con i calciatori per la rinuncia a parte dei loro stipendi durante il periodo COVID-19. La Procura ha ipotizzato che tali rinunce non fossero reali o fossero state contabilizzate in modo non corretto, con l’obiettivo di ridurre i costi in bilancio.
Le indagini hanno portato a perquisizioni, sequestri di documenti e all’iscrizione nel registro degli indagati di numerosi dirigenti della Juventus. L’Operazione Prisma ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e la correttezza della gestione finanziaria nel mondo del calcio.
Mano pesante della Procura Federale
L’Operazione Prisma, sebbene di natura penale, ha avuto significative ripercussioni anche sul piano sportivo per la Juventus. La Procura Federale della FIGC, riaprendo il fascicolo sulle plusvalenze e avviando nuove indagini sulle manovre stipendi, ha applicato sanzioni severe.
Il club bianconero è stato penalizzato di 15 punti in classifica nella stagione 2022/2023 per il filone plusvalenze, sanzione successivamente ridotta a 10 punti dopo il ricorso al Collegio di Garanzia del CONI. Per quanto riguarda le manovre stipendi, la Juventus ha patteggiato, accettando un’ammenda di 718mila euro e rinunciando a presentare ulteriori ricorsi su tale fronte. Sono state inoltre inflitte inibizioni a diversi ex dirigenti.
Social scatenati, assoluzione per Moggi
Gianfelice Facchetti, figlio della leggenda interista Giacinto Facchetti, ha querelato Luciano Moggi per diffamazione. La querela è scaturita dalle dichiarazioni di Moggi in una trasmissione televisiva del 2010, dove l’ex direttore generale della Juventus aveva fatto riferimento a presunte telefonate sospette di Giacinto Facchetti con gli arbitri, insinuando un “lobbing” nei confronti dei direttori di gara.
Nonostante la richiesta di condanna da parte del PM, Luciano Moggi è stato assolto in primo grado, e l’assoluzione è stata confermata in appello. I giudici hanno stabilito che il “fatto non costituisce reato”, riconoscendo che le affermazioni di Moggi, pur dure, rientravano in un legittimo diritto di critica, anche in virtù di quanto emerso dagli atti delle indagini di Calciopoli.